colori a mano
Alessio Lega & Mokacyclope
Sotto il pavé la spiaggia
booklet del disco, 2006
miscellanea
Ho iniziato a lavorare prima dell’era digitale. Mi sento fortunato per questo. Non solo per avere frequentato e vissuto un mondo che non esiste più (e potermi romanticamente dire un sopravvissuto ^_^), ma per l’abitudine alla progettazione del colore. Oggi, volendo, puoi procedere alla colorazione a tentoni, facendo stesure di tinte a caso e cambiare tutto un secondo tempo. Puoi creare un “effetto notte” all’ultimo momento, puoi fare le tue scelte a posteriori, dopo aver quasi chiuso il lavoro, confrontando fra loro soluzioni anche diversissime, a buon mercato. E, naturalmente, puoi correggere gli errori.
Su carta era necessario non sbagliare un colpo, o pressoché. Non potevi non avere in mente il risultato verso cui t’incamminavi, o almeno i punti chiave. La successione di ogni fase del processo. A volte, il semplice stendere una campitura piatta senza macchie richiedeva di “progettare” il percorso del pennello attraverso le aree da coprire. Perché un solo errore poteva obbligare a rifare tutto da capo. L’improvvisazione non era gratis, era un azzardo.
E si paciugava la materia, ci si sporcava le mani e pure le maniche.
Così conservo, e applico al digitale, questa impostazione del lavoro, e sono contento così.
Quel che mi è mancato é di sperimentare le tecniche e diventare un vero colorista manuale. Indolentemente, ho colorato per mestiere così come mi veniva richiesto, quasi sempre a ecoline con aggiunte d’acquerello. Le mie cose più personali le facevo con le matite colorate, perché il mio apprendistato ha coinciso con la rivoluzione valvolinica, Mattotti e qualche altro dei miei eroi si erano inventati le matite colorate, e le matite colorate usate a quel modo, schiacciando sulla carta, assolvevano forse anche a un’altra mia necessità e davano sfogo a un sovrappiù di energia che dovevo scaricare fisicamente e vedere rispecchiato esteticamente nel disegno… allo stesso modo dello stridore sonoro e grafico del pennino intinto di china nera.
Così ho fatto solo qualche timido approccio alla tempera e agli acrilici, né sono mai diventato un vero acquerellista… finora.
I disegni di questa pagina provengono da progetti vari, lavori vetusti, divertimenti personali. Le illustrazioni per il disco di Alessio Lega, invece, furono l’occasione per tornare a pigiare con le matite e anche per illustrare i sensi sfuggenti della poesia e della musica. Se riguardo tutti gli scarabocchi buttati giù durante i primi ascolti del disco e che poi sono stati scartati, trovo un’abbondanza d’idee, di buone idee d’illustrazioni, che normalmente le pagine di narrativa non mi accendono. Eh sì, è proprio bello illustrare musica e poesia.