rinnovare lo sguardo
La soluzione di un problema non viene, di solito, da un intervento diretto sulle cose, anche se siamo abituati a credere che sia esattamente così. La soluzione comincia sempre da un cambio di prospettiva, da uno sguardo rinnovato sulle cose… e a volte questo è già sufficiente: uno sguardo rinnovato è di fatto la soluzione.
Sì: rinnovare il nostro sguardo sul mondo, sulle cose, di conseguenza su noi stessi, porta con sé il beneficio di aumentare le nostre abilità nell’affrontare i problemi. Perché rinnovare il nostro sguardo, sottrarre i nostri occhi al velo delle morte abitudini, non è di fatto rinnovare noi stessi?
Sono convinto che una delle cose più vitali di cui va davvero in cerca tutto l’immenso popolo di “viaggiatori” che siamo diventati è proprio questa. Non tanto la bellezza di paesaggi esotici o lontani, quanto piuttosto la gioia, il senso di freschezza, l’appetito di curiosità, l’entusiasmo che ci nascono in cuore quando i nostri occhi abbracciano visuali che non conosciamo a menadito.
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Peccato che il nostro paesaggio quotidiano siamo ben lontani dal conoscerlo a menadito! Chiunque può fare la prova, richiamando alla memoria un punto a scelta del più abitudinario dei suoi tragitti e cercando di rappresentarlo con un disegno o di descriverlo a parole nel dettaglio, palmo a palmo.
Una delle prove crudeli che impongo agli allievi del primo anno del corso di fumetto, quando cerco di renderli consapevoli di quanto è importante l’osservazione della realtà, è questa. Senza consultare alcuna immagine di riferimento, senza usare altro che la vostra memoria, disegnate un semaforo. Un semaforo vero, di quelli che vediamo infinite volte nella nostra quotidianità, non l’icona bidimensionale di semaforo che troviamo sui segnali stradali: quella più che una vera immagine è la visualizzazione di un concetto.
Tutti, anche gli allievi già bravini a disegnare, producono sparutissimi simulacri che in comune con un semaforo reale e concreto hanno solo tre cerchi in colonna.
Osservare un semaforo, comprenderne forme e volumi, incastri, proporzioni… perfino il colore, è un’esperienza che non ci concediamo mai. E soprattutto, nonostante quello che ognuno di noi si aspetta al solo pensiero, potrebbe essere… un’esperienza!
Osservare con profondità le cose, anche le cose più insignificanti, aperti a percepire la musica visuale delle forme, dei pieni e dei vuoti, degli accostamenti di colore, delle luci e dei disegni creati dalle ombre… permetterci il lusso di contemplare dimentichi del tempo che ci costa: è sempre un’esperienza.
Tornando all’assunto di partenza. In queste poche righe non mi è possibile argomentare il fatto che imparare, anzi reimparare a vedere, vedere con profondità di visione, con sguardo aperto, avvicinarci a poco a poco a osservare le cose così come appaiono lucidamente ai nostri occhi, aumenta l’acutezza del nostro percepire in senso lato, cognitivo e pure spirituale. Lascio ai lettori questa ipotesi come interrogativo su cui riflettere, casomai.
La lascio agli allievi come acquisizione collaterale, come beneficio senza sovrapprezzo.
Nello specifico, migliorare la capacità di percepire attraverso gli occhi, liberandoci da una quantità di “preconcetti visivi” e di comode pigrizie che offuscano la vivacità e deformano le immagini, è la via maestra per migliorare le nostre abilità di disegno. O per imparare a disegnare se non l’abbiamo mai fatto.
Disegno consapevole è un percorso a ostacoli. Ostacoli perlopiù divertenti, ma a volte anche ostici. È affrontando gli ostacoli al ben vedere, e facendolo disegnando, sorprendendoci, riportando ciclicamente l’attenzione all’esperienza che stiamo facendo, cioè osservando in che modo osserviamo e in che modo evolve il nostro osservare, che percorriamo la nostra strada. Una strada che a volte può apparire bizzarra o tortuosa: in verità è quella che più direttamente punta all’obiettivo.
E che lo raggiunge, quando l’allievo accetta d’impegnarsi, di giocare sul serio: quando dà fiducia alla sua guida sul territorio, l’insegnante.
L’insegnante è un esperto di ostacoli.
Ne ha affrontati un mucchio. In mancanza, se li è pure cercati.
Il suo lavoro nel progettare un percorso didattico, sta nello scegliere gli ostacoli più efficaci, quelli che più facilmente riusciranno ad attivare il superpotere latente negli allievi: la vista.
Attualmente il corso non è disponibile, mi spiace.